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Che cos’è la TRAP 

La fleboterapia rigenerativa è una metodica ideata dal Dr. Sergio Capurro per il trattamento delle insufficienze venose croniche degli arti inferiori. Lo scopo fondamentale di questa terapia non è quello di chiudere ed eliminare i vasi alla vista, bensì di contrastare l’ipertensione venosa, causa fondamentale della loro dilatazione. Questo effetto viene ottenuto tramite l’introduzione endovenosa di una sostanza sclerosante (sodio salicilato) che attraverso la sua bassa concentrazione (6%) induce un rinforzo della parete venosa tale da aumentare il tono parietale e contrastare così la dilatazione della vena dovuta all'ipertensione venosa. La T.R.A.P. è un tipo di trattamento assolutamente conservativo del circolo venoso poiché non prevede l’eliminazione chimica (scleroterapia tradizionale), fisica (Laser) o chirurgica (flebectomie) dei vasi coinvolti nell’insufficienza venosa cronica, bensì il loro ripristino funzionale che avviene irrobustendo la parete dei vasi stessi.


Indicazione della T.R.A.P.


La terapia è indicata per il trattamento dell’insufficienza venosa cronica in tutti i suoi gradi di alterazione estetica ed in tutta la gamma dei sintomi ad essa correlati. L’azione tridimensionale del farmaco fa si che la sua azione di rinforzo sulle pareti vasali riduca la stasi venosa e aumenti la velocità del circolo eliminando innanzitutto senso di pesantezza agli arti inferiori, gonfiore e crampi notturni fin dalle prime sedute. Il miglioramento dell’aspetto estetico sarà ugualmente visibile su tutti i gradi dell’insufficienza venosa cronica, dai piccoli capillari fino alle varici più voluminose.


Quali vasi si iniettano con la transilluminazione?


Le metodiche tradizionali non possono agire su tutto il circolo superficiale e perforante, perché non è possibile obliterare od asportare tutti i vasi; al contrario è possibile rinforzare la loro parete e farla restringere se è dilatata. Quando una vena perforante è incontinente prima o dopo si manifesta visivamente in superficie, perché provoca la dilatazione dei vasi superficiali ad essa collegati. La dilatazione può essere visibile ad occhio nudo e dare luogo ad una varice, può essere visibile solo con la transilluminazione, oppure può manifestarsi come una minuscola teleangectasia. Se consideriamo che la patologia venosa è dovuta alla debolezza del circolo perforante, l’iniezione di tutti i vasi diviene vantaggiosa perché curando la più vasta area possibile di superficie endoteliale è in grado di curare tutto il circolo perforante (che prima o dopo si manifesta in superficie) e consente di ottenere un risultato permanente nel tempo.


E’ dolorosa?


No, l’introduzione dell’ago è praticamente indolore e la soluzione può, in alcuni punti, indurre un leggero e momentaneo bruciore.


Cosa si inietta?


Il farmaco utilizzato è il sodio salicilato che viene iniettato in una quantità variabile per seduta e ad una concentrazione del 6%. Si tratta di una sostanza con un’ottima tollerabilità e praticamente priva di effetti collaterali. Prima di essere somministrato il sodio salicilato viene ulteriormente diluito con una piccola quantità di anestetico (lidocaina cloridrato) e del glicerolo al 10%. Pertanto il volume complessivo di liquido somministrato in una seduta di fleboterapia è di circa 24 ml, 48 ml, 72 ml.


Come si presenta l’arto a fine seduta? 


Il trattamento è sistematico, vengono iniettate tutte le vene visibili partendo dalla caviglia fino alla coscia e procedendo per zone. Solitamente si inizia dalla regione mediale per passare poi alla posteriore e infine alla regione laterale. Per l’iniezione si utilizza un sottile ago da mesoterapia praticamente indolore. Immediatamente dopo il trattamento possono essere presenti piccole ecchimosi e qualche piccolo gonfiore dovuto al trauma dell’ago ma che troveranno una rapida risoluzione in qualche giorno.


Ogni quanto eseguire una seduta?


In ogni seduta di T.R.A.P. si trattano aree diverse e la cadenza può essere settimanale, ma l’intervallo può essere gestito liberamente. L’importante è che si lavori su un arto per volta. Si continuerà quindi a lavorare sulla stessa gamba in ogni seduta e solo al raggiungimento del risultato si passerà alla gamba controlaterale. Lo scopo di questa condotta è di ridurre nel minor tempo possibile l’ipertensione venosa dell’arto che si sta trattando in modo da non rallentare il rinforzo del tono parietale.


Cosa bisogna fare tra una seduta e un’altra?


Nei giorni successivi sarà sufficiente indossare un gambaletto medicale di I o II classe. Per tutta la durata del trattamento viene prescritta l’assunzione di un farmaco fitoterapico ad azione flebotonica a cui può essere associata della cardioaspirina se esiste una tendenza familiare a sviluppare flebiti. Una volta concluso il trattamento è consigliabile continuare ad indossare le calze elastiche per 4-5 mesi.


Controindicazioni?


Le controindicazioni all’utilizzo di questo tipo di terapia sono quelle generiche di qualsiasi altra scleroterapia: gravi patologie autoimmuni, patologie tumorali, insufficienze epatiche o renali gravi, allergie note al farmaco, stato gravidico.


L’effetto della terapia dura nel tempo?


Esiste una variabilità individuale per cui è possibile che nel corso degli anni possa rendersi necessaria qualche seduta di richiamo per mantenere il circolo venoso rinforzato nella sua struttura parietale e pervio. Le manifestazioni estetiche e funzionali dell’insufficienza venosa cronica vanno trattate agendo sulla causa fondamentale che le determina, ovvero sulla elevata pressione venosa che si genera all’interno dei vasi. L’elevata pressione venosa si genera nel momento in cui l’insufficienza delle vene perforanti incontinenti fa si che il sangue, sottoposto alla spinta delle pompe muscolari, refluisca verso la superficie anziché seguire la via del circolo profondo. Sulle pareti del vaso dilatato, il sangue esercita una forza chiamata spinta idrostatica descritta da Pascal nel famoso esperimento della botte. Si tratta di una forza perpendicolare alle pareti venose e tanto maggiore quanto più aumenta il diametro del vaso stesso.
Il sodio salicilato introdotto nella fleboterapia agisce determinando:

 

  • Un rinforzo delle pareti venose

  • Un restringimento del lume vasale

  • Un ripristino della funzione valvolare


Queste azioni vanno quindi a ridurre la spinta idrostatica agendo sul meccanismo fondamentale dell’insufficienza venosa cronica. Il concetto basilare della fleboterapia rigenerativa.
 

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